Il 25 settembre 2017, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia è stata presentata e discussa la prima tesi sull’A.P.S. Il Laboratorio, dal titolo: “Il Laboratorio: un’esperienza di coesione sociale e partecipazione attiva sul territorio cremonese”, di Beatrice Savaresi, neo laureata in Scienze dell’educazione e dalla formazione e socia della nostra associazione.
Di seguito riportiamo una sintesi dell’introduzione al suo lavoro: “questa ricerca ha voluto sottolineare le potenzialità educative di una realtà, impegnata nella promozione della coesione sociale e della partecipazione, attraverso attività coreutiche, laboratoriali e aggregative. Una delle motivazioni che hanno portato alla stesura della tesi è stata la necessità di fare chiarezza sul ruolo che Il Laboratorio ricopre nella scena educativa cremonese. Infatti, nella maggior parte dei casi viene ignorata la valenza educativa offerta dal Laboratorio, che viene scambiato per una semplice scuola di danza. In realtà si tratta di un’Associazione così articolata, organizzata, così viva e in continuo movimento, che è difficile da descrivere nella sua complessità. Ciò che qualifica e rende questa realtà un’esperienza non soltanto unica, ma anche in grado di produrre risultati validi e concreti, è la capacità di unire la professionalità con l’empatia, la formalità con l’informalità, la qualità del servizio con i valori educativi.
La tesi si sviluppa su tre capitoli: a partire dal primo che presenta in sintesi la complessità dell’epoca contemporanea. Una realtà frammentata e ricca di contraddizioni, nella quale emergono l’individualismo, l’autoreferenzialità e una profonda crisi valoriale. È una società che potremmo definire liquida, dove la mancanza di punti di riferimento intrappola le nuove generazioni in un continuo presente, sganciato dal passato e non proiettato verso il futuro che si percepisce come incerto. In questo contesto vediamo emergere nuovi bisogni: quello di appartenenza, solidarietà, accettazione; necessità che possono essere riassunte in un unico grande bisogno che è quello di comunità. Contro l’individualismo e l’indifferenza si sente il bisogno di riscoprire i legami comunitari, la collaborazione e la partecipazione a realtà come Il Laboratorio pongono le basi per la costruzione di una vera e propria comunità educante, nella quale ogni singolo cittadino, insieme con le istituzioni, è chiamato a partecipare e contribuire al benessere della comunità agendo per, con ed attraverso essa.
In questo senso, Il Laboratorio incarna principi quali la collaborazione, il mutuo aiuto, l’accettazione, l’accoglienza, il senso di responsabilità. Essi sono trasmessi dal modus operandi dell’associazione stessa: chi entra a farvi parte, specialmente se in età infantile, apprende e fa propri
questi valori. Bambini e ragazzi si abituano a stare insieme, imparando ad aiutarsi, a vivere in comunità, a sviluppare un senso di responsabilità civica e conoscere la molteplicità del mondo. All’interno del Laboratorio si possono vivere concretamente questi principi, che vengono consolidati nelle nuove generazione perché si dà loro la possibilità di conoscerli attraverso l’esempio vivo di chi li mette in pratica e l’occasione di sperimentarli, affinché non rimangano avulsi concetti teorici, ma pratici stili di vita.
Tutto questo viene messo in pratica mantenendo un forte radicamento sul territorio. Il lavoro di rete è stato, ed è ancora oggi, al centro dell’azione educativa del Laboratorio e consente di creare legami tra le persone, unire realtà diverse e realizzare sinergie uniche pur rimanendo un punto di riferimento per il quartiere e i suoi abitanti. Questo attaccamento al territorio ha permesso all’associazione di essere un partner fondamentale nel progetto “Cittadinanza in movimento”, promosso dal Comune di Cremona. Il progetto ha come principale obiettivo la riqualificazione degli spazi urbani con la conseguente riscoperta di valori come la partecipazione e il senso di appartenenza. Si tratta di principi che, come detto in precedenza, hanno rappresentato le fondamenta e animano tutt’oggi Il Laboratorio. Infatti, la cooperazione tra i più dei duecento soci e tra i volontari, è la base del suo successo: che sia la preparazione del saggio o l’organizzazione di giornate ecologiche ognuno è partecipe e coinvolto; e questa partecipazione non è coercitiva, ma deriva dalla spontanea volontà dei soggetti.
Ma ciò che più di tutto qualifica e rende unica quest’esperienza è la capacità di unire persone diverse. Infatti, fin dall’inizio della sua storia, Il Laboratorio ha perseguito l’obiettivo di collegare bambini e ragazzi con background eterogenei e storia di vita non sempre facili. Oggi, infatti, lo statuto dell’associazione prevede l’accoglienza di persone dai 3 ai 100, senza alcuna discriminazione di sesso, età, cultura, stato fisico o status economico. Attraverso le modalità educative, messe in pratica dall’associazione, questo incontro funziona e lo dimostra il progetto principale promosso dal Laboratorio: “Babau project, danza per la coesione sociale”. Il progetto di si basa su un fondamentale concetto: il Babau, cioè il mostro, che incarna lo sconosciuto, l’ignoto, lo straniero, tutto ciò che non conosciamo e che quindi fa paura. All’interno del Laboratorio ci sono tanti Babau che, attraverso la danza, l’incontro e la partecipazione abbiamo imparato a conoscere e adesso non ci fanno più paura.
Per concludere, il messaggio che si vuole trasmettere con questa tesi è un messaggio di fiducia nei confronti di tutti i Babau: bisogna imparare ad avere fiducia e a conoscere perché nella quotidianità potremmo incontrare Babau per strada, Babau che attraversano il mare su un barcone, Babau che si spingono su una sedia a rotelle, ma se impareremo a conoscere e a capire vedremo che l’unica cosa evidente è che il mostro ha paura, proprio come noi, perché in fondo, siamo tutti un po’ Babau.”